‘’BORDERLINE’’ Un Viaggio Introspettivo alla Scoperta di YadRose
- Redazione
- 6 nov 2021
- Tempo di lettura: 6 min
Intervista a YadRose, classe ’99, prendete 1/3 di Rap, 1/3 DI RnB, 1/3 di HipHop, prossimiamo definirlo un cocktail perfetto di musica, passione e grinta, questa è YadRose

Ciao, presentati ai lettori del magazine.
Ciao e grazie a Independent Magazine per avermi qui. Sono YadRose, artista classe ’99, amante della musica e dell’arte in generale, credo che abbia un potere terapeutico sulle anime più sensibili. YadRose non ama le etichette e le classificazioni superficiali, infatti non si riconosce nella definizione di ‘’rapper’’ anche se la sua musica è molto vicina alla scena urban, con contaminazioni pop e R’n’b. A livello contenutistico invece, il fulcro dei suoi testi è un percorso di scavo interiore, alla ricerca di elementi passati, traumi irrisolti e malessere presente, con il fine del superamento con l’aiuto dell’arte.
La conoscenza di più lingue (inglese, spagnolo, francese, portoghese) approfondita anche dal suo percorso di studi universitario, ha installato meccanismi di pensiero di code-switching per i quali spesso, durante uno stream of consciousness woolfiano passa da una lingua all’altra e questo è rintracciabile anche nella musica, che agli inizi era solo in lingua inglese. Essere plurilingue e soprattutto amante dell’inglese ha portato YadRose ad appassionarsi anche alla letteratura straniera, apprezzandone autori fra cui Edgar Allan Poe, Oscar Wilde, Thomas Eliot, Samuel Beckett e soprattutto lo scrittore russo Fëdor Dostoevskij.
La musica non è concepita solo come fine a sé stessa, o un passatempo a tempo perso, ma è un impegno a 360 gradi e il veicolo principale di mostrarsi quando a parole non è possibile farlo.
Com’è nata la passione per la musica?
Allora, la passione per la musica penso sia nata ancora prima che lo realizassi. Intendo dire che fin da neonata nella culla ascoltavo Micheal Jackson, a quattro anni cantavo i pezzi della Pausini davanti la tv, a nove m’innamoro di Lady Gaga e inizio a leggermi e tradurre tutto il booklet dell’album The Fame imparando tutti i testi a memoria.
La musica c’è sempre stata ma forse non capivo realmente quanto fosse indispensabile, un po’ come l’ossigeno no, esiste e nemmeno ci pensi a quanto sia vitale.
Venendo da uno scenario prettamente pop, fino ai dieci anni ero estranea al mondo del rap. Un giorno inizio ad ascoltare i pezzi storici di Emis Killa e Marracash e inizio ad avvicinarmi a questo mondo. Cominciai così a scrivere le prime rime, i primi freestyle sui type beat e continuai così per anni, non lo sapeva quasi nessuno però. Prima ancora avevo iniziato provando a fare pezzi pop e ogni tanto continuavo a scrivere bozze di brani pop.
A un certo punto allentai la presa fino ad attraversare un periodo di stop dovuto a un insieme di fattori, cose successe, impegni e soprattutto mancanza di attrezzature professionali a disposizione, come quando vai in studio.
Dopo un po’ ripresi la penna e lì capii seriamente che non era più un vezzo o un passatempo ma era ciò che avevo bisogno di fare.
Parlaci del tuo primo Ep “Bordeline”, magari entrando più nello specifico, che dal solito com’è nato…
Il 29 settembre è uscito ‘’BORDERLINE’’, il mio primo EP contenente 6 tracce unite da un filo comune. Insieme al mio produttore Mauge Rose abbiamo realizzato un viaggio introspettivo alla ricerca di me stessa, supportato sia dalle melodie che dai testi.
La prima traccia ‘’Ego’’ apre il disco con una sorta di dilemma/scioglilingua “ Non è ego / Sono io / Non ho ego / Non c’è dio / Non lo nego / Solo io / Sono l’ego / Sono dio “ che evidenzia il dualismo interiore, passando da un meccanismo di auto sabotaggio e svalutazione a una presa di coscienza in stile superuomo nietzschiano. YadRose è un po’ il risveglio della coscienza, il movente che mi spinge a dare il meglio di me e mi ricorda che se voglio ho le capacità per affrontare determinate situazioni.
Il viaggio prosegue con la seconda traccia “Parole Come Lame” che dopo la presa di coscienza riconduce al passato, ai momenti al buio tra lame e solitudine.
In “Angeli” ft. Mauge Rose il distacco dalle cose passate irrisolte è netto e ci ritroviamo di nuovo nel presente, mentre in lontananza ascoltiamo canti intonati da angeli che narrano tempi lontani idealizzandoli proprio per la distanza temporale, è il meccanismo della nostalgia.
La solitudine torna di nuovo in “Soli” da cui emerge una visione effimera e nichilista della vita, in cui tutto è transitorio e vale solo per oggi, domani no, ma nonostante questo abbiamo lo stesso il diritto di amare noi stessi e gli altri. “ Possiamo farlo senza fare piano / Amarci pure se non ci capiamo “ perché come dicevo prima, certe cose realizzi quanto siamo importanti solo dopo e amarsi lo è per vivere meglio su questo pianeta, che sia transitorio o meno.
La penultima traccia è “Me Ne Andrò” ft. Eagle, brano un po’ più chill, emana vibes tipo da spesa domenicale in tutone ma col sorriso per poi restare sul divano senza pensieri. È un brano un po’ più leggero, mezzo indie, per dire che un giorno magari cambierà tutto, in meglio o in peggio chi può saperlo, ma per ora resto qui e me la vivo così.
L’ultima traccia ‘’Chiaro Di Luna” è anche quella che a livello contenutistico è la più personale e simboleggia la fine del viaggio di cui parlavo prima. È notte, fuori c’è la luna e si ripresenta di nuovo quel contrasto tra superuomo e uomo del sottosuolo. Il ritornello in inglese recita “ You can’t save me from myself / But you can stay here if you want / Split up demons among us two “ e rappresenta quindi un invito a restare nonostante l’impossibilità di salvarmi da me.
È chiara adesso la scelta del titolo “BORDERLINE”, dall’inglese letteralmente ‘linea di confine’, fra me e gli altri, fra ciò che sono e ciò che ero, fra stare bene e stare male, fra superuomo e uomo del sottosuolo.
In cosa ti ha cambiato musicalmente il lock-down?
Diciamo che il periodo di quarantena non ha avuto un impatto decisivo sulla mia musica. Ho iniziato a lavorare al mio primo EP durante l’estate, nel mese di luglio 2021 e nel giro di due mesi di giornate intere praticamente dedicate al progetto, è stato portato a termine l’abbiamo fatto uscire. Nel periodo di lockdown il focus non era sulla musica, sono stata impegnata diversamente e mi sono portata avanti con gli studi accademici. Ho scritto comunque qualcosa, partecipato a dei contest online ma comunque mi ci sono messa seriamente dopo la quarantena e non avevo live o eventi in programma, quindi da questo punto di vista non mi ha coinvolto in prima persona.
Quali sono i tuoi pregi e i tuoi difetti?
Fare autoanalisi mi viene sempre un po’ difficile, forse perché non si arriva mai a una piena consapevolezza oggettiva di sé stessi o anche perché cambiando sempre è difficile descriversi come esseri unitari e immutabili.
Probabilmente parlando di pregi direi che sono una stacanovista, sono molto precisa sul mio lavoro e a costo di starci su anche tutta la notte devo finirlo e portarlo a termine, non importa la stanchezza. Sono molto protettiva nei confronti delle persone che amo e delle cose in cui credo, do tutta me stessa se sento che ne vale la pena e le difenderei con le unghie e con i denti. E sono molto sensibile, non so se sia un pregio o un difetto ormai ma preferisco inserirlo nei pregi, perché è vero che è un’arma a doppio taglio, ma una spiccata sensibilità ti fa apprezzare davvero l’arte e riesce a fartela arrivare fin dentro le ossa, ti rende umano.
Riguardo ai difetti direi che sono eccessivamente perfezionista, il che non sempre è un bene perché non sei mai soddisfatto, pensi sempre di poter dare di più e a volte questo intacca l’autostima. Sono testarda, non do quasi mai retta ai consigli e devo sbatterci la testa da sola per capirlo. E sono una che pensa troppo, un’overthinker, mi creo spesso mille problemi e prima ancora che si possano presentare già penso a come poterli risolvere.
Saluta i lettori e dedica a loro un brano famoso, che ha caratterizzato il tuo percorso artistico.
Ringrazio i lettori di Independent Magazine e chiunque abbia letto quest’intervista fino alla fine. Vi dedico “Marry the night” di Lady Gaga, un brano che per me è stato molto importante dal primo ascolto. È un invito a sposare la notte, a prendere confidenza con il buio e a trovare noi stessi nell’oscurità.
Questo pezzo mi ha accompagnato nella mia formazione artistica e personale, è stato fonte di forza quando non ne avevo un’altra e mi ha insegnato a non temere il buio perché è da lì che spesso capiamo la nostra vera essenza.
BIOGRAFIA
YadRose è una giovane artista abruzzese che racconta sé stessa a 360° attraverso la musica. Inizia a scrivere i primi testi a 11 anni ispirata da icone nel mondo pop e

successivamente si avvicina alla cultura hip hop.
Ego è un singolo estratto dal suo primo EP intitolato Borderline, prodotto da Rose.
Il brano rappresenta la dicotomia fra i due poli opposti presenti nell’artista, da un lato la foga di presunzione dettata da uno spiccato individualismo, dall’altro una mancata stima di sé e una visione nichilista della vita.
In questo dissidio interiore petrarchesco l’artista trova rifugio e sollievo nella musica, luogo dove riesce a ritrovare sé stessa almeno momentaneamente.
Il processo di scrittura diventa così una catarsi per plasmarsi, divenire il proprio alter ego per riunire tutti i tasselli e sentirsi migliore.
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