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Gianpaolo Pace Ci Presenta Il Suo Nuovo Singolo "Esclusi I Presenti"

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 17 apr 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

10 Domande alla scoperta del nuovo singolo di Gianpaolo Pace "Esclusi I Presenti"



Ciao Gianpaolo. Presentati ai nostri lettori.

Sono un cantautore della provincia di Torino, che ha iniziato ad avere a che fare con la musica molto presto, cominciando a suonare il pianoforte a 6 anni. Poi sono cresciuto e ho scoperto che suonare non mi dava le stesse sensazioni che provavo scrivendo. Poi, crescendo ancora, che avevo bisogno di esplorare anche il mondo del teatro e il doppiaggio. Insomma sono un essere in continua crescita, sia esteriore (ma lì mi sono fermato, evidentemente) che interiore.

Qual è la tua carta vincente, cosa pensi che caratterizzi di più la tua arte?

Direi la sincerità. Non sono mai riuscito a scrivere qualcosa che strizzasse l'occhio all'apprezzamento del pubblico. Un po' perché non ci sono capace, ma soprattutto perché non mi va. Insomma, faccio esattamente quello che mi piace, che mi fa stare bene, e potrebbe anche bastarmi! Però, quando incontro anche il favore di qualcun altro, è molto meglio, ecco.

Quando hai iniziato a fare musica, cosa ti ha avvicinato a questa arte?

Più che dire cosa, devo dire chi. Ossia mio padre. Un giorno qualunque se n'è tornato a casa con una piccola tastiera. Non gliel'avevo chiesta, sia chiaro. Aveva visto qualcosa lui, evidentemente. Da lì, non mi sono davvero più fermato. Ho poi cominciato a studiare fisarmonica e infine chitarra, quando ho compreso che mi sarebbe stata più congeniale per scrivere.

Parlaci del tuo singolo, com’è nata “Esclusi i presenti” e se vuoi parlaci un po’ anche dell’album?

La canzone è nata grazie ad un amico. Eravamo un bel gruppetto di persone e lui ha cominciato a tenere banco, descrivendo situazioni e comportamenti che non gli andavano a genio. Parlava in generale, almeno all'apparenza, ma era chiaro che si stesse rivolgendo anche a tutti o a una parte di coloro che gli stavano davanti. Quando è stato evidente anche per gli interlocutori, ha giocato il jolly: ha alzato le mani e ha detto "ovviamente, esclusi i presenti!". Paradossalmente, si sono sentiti tutti più leggeri. Lì ho pensato che avrei potuto fare la stessa cosa con una canzone e, più in generale, con un album. Dunque sì, ci ho messo dentro tutta una serie di comportamenti umani che non mi piacciono, con la scusa di poter escludere chi ascolta. Inevitabilmente, nessuno potrà mai considerarsi completamente fuori dal discorso. Ma questo vale anche, e soprattutto, per me.

Pensi di avere un difetto artisticamente?

E chi non ne ha? Penso che il mio più grande difetto io l'abbia già detto prima: non riesco a modificare il mio modo di scrivere per sposare le logiche della musica che mi è contemporanea. Quindi il rischio è quello di non riuscire ad arrivare.

Come dicevamo, il rap e la trap sono i generi più ascoltati in questi ultimi anni, credi che durerà o prima o poi si tornerà a quello che è sempre stata la musica italiana?

Francamente non lo so. Però posso dire che non è il male assoluto. Ovviamente parlo del rap. Mi spiego: si tratta di un genere che non amo particolarmente ma, forse, proprio perché è esploso così tanto, io trovo che ci siano artisti molto bravi che compongono questo panorama. Io stesso non potrò mai negare di aver ascoltato, peraltro con sommo piacere, canzoni di Caparezza, Willie Peyote, Rancore... Il bello e il brutto, in fondo, c'è in tutti i generi. È un qualcosa che dipende dai singoli artisti. Però lo ammetto, mi piacerebbe che ci fosse più spazio per il cantautorato. Ci sono artisti fenomenali che meriterebbero di arrivare con più forza al grande pubblico.

Con chi ti piacerebbe un featuring?

Max Gazzè. Si tratta di una domanda che, per me, ha proprio risposta immediata. L'ho sempre trovato un genio, sia come musicista, che come compositore. E anche come personaggio, perché no. Ho paura che qualcosa di lui, in fondo, ci sia già nelle mie canzoni. L'ho ascoltato, e lo ascolto, davvero tanto.

Cosa ci regalerai prossimamente?

Mi piacerebbe unire musica e doppiaggio, cantato e parlato. Forse sarebbe il modo più completo per esprimermi e mettere, in un solo soggetto, due anime di me che sento molto forti. Una cosa rischiosa, ma che vorrei provare a fare. Forse sento che le mie storie devono essere anche raccontate, non solo cantate.

Lasceresti mai l’Italia per vivere un’esperienza musicale all’estero?

È possibile che la lascerei anche senza l'esperienza musicale! Magari non per il resto dei miei giorni, intendo. Potrebbe essere utile per capire quanto, in realtà, io la ami. Un po' come il ritorno a una moglie che sembrava sbagliata e, invece, era l'unica possibile, l'unica che ci capiva veramente.

Saluta i nostri lettori dedicandogli una canzone che ti rappresenta.

Parliamo di una canzone mia? Se è così, direi senza dubbio "Amnesia". Tratta un tema un po' complesso da spiegare, forse. All'apparenza sembra, banalmente, parlare di un amore che non c'è più. Invece non è affatto così. Il suo intento è di descrivere il grave errore che commettiamo, dando per scontato l'amore. E così, tante volte, anche solo per una forma di difesa, ci ricordiamo di quello che è successo prima, di cosa ci è rimasto dopo, mentre tutto quello in mezzo l'abbiamo lasciato sfilare via. In fondo è un po' un monito, ma soprattutto un augurio, perché possiamo imparare a stamparci nella memoria ogni singola fotografia che questo sentimento così importante scatta per noi, anche quando siamo distratti e non ci facciamo troppo caso.



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