Intervista a Sugan per il singolo "Follow my leader", ft. Arvenige
- KYA
- 8 dic 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 11 dic 2022
ECCO L'INTERVISTA COMPLETA ALL'ARTISTA IN OCCASIONE DEL SUO UTLIMO SINGOLO, IN CUI UNA MELODIA LEGGERA SI UNISCE A UN TEMA MOLTO PROFONDO...

MA PRIMA...
Ecco qualche info sull'artista e sul singolo:
Avete presente quelle belle canzoni in inglese che vi rimangono in testa e che canticchiate allegramente per mesi... per poi vedere la traduzione italiana e scoprire che il testo è tutt'altro che "light"? Allora preparatevi, perché questa potrebbe essere la prossima!
Matteo Sugan, in arte Sugan, è originario della provincia di Como e ha avuto una lunga formazione musicale, tra il Conservatorio e corsi all'Università Cattolica al SAE Institute a Milano. Dal 2020 inizia a pubblicare le prime canzoni in inglese, autoprodotte e raccolte nell'album "Year after". Ora continua la sua produzione e collabora con vari artisti emergenti, tra cui la giovane Arvenige, la voce di quest'ultimo singolo. Singolo che tratta un tema profondissimo, cioè quello dei pensieri che non ti fanno dormire: la vita che hai vissuto, le tue paure più profonde e soprattutto l'ignoto della morte. MA tutto questo è accompagnato da un sound nu-dance, che rende il tema molto più leggero, dando quasi l'impressione che non si tratti di qualcosa di così tetro. Ma facciamocelo raccontare direttamente da Sugan, buona lettura!
Com'è nata l'idea per questo singolo e per la collaborazione con Arvenige?
L'idea dell'argomento della canzone è nata una sera dell'estate 2021. Aveva appena piovuto ed era notte, la finestra aperta ed io sdraiato sul letto nella penombra. Ormai sembra quasi un romanzo ma è così che è effettivamente andata. Non so se sono io fatto strano, ma so che per definizione la mente vaga ed esplora senza bisogno di chissà quali stimoli. In quel momento mi sono immaginato in un futuro lontano, ormai anziano, mentre ripenso al passato da giovane, a quella stessa sera, e di essere prossimo a passare a miglior vita, come si dice di solito. Sarà capitato a tutti di avere simili pensieri e sappiamo che non c'è nulla di male, ma mi diverte la sensazione di spavento, quella sorta di cortocircuito che si ha quando il pensiero "tocca" l'idea di non esistere più e parte una sorta di fremito, di spavento. Sono certo che c'è una parola tedesca che descrive bene la sensazione (cit.). La parte musicale non so bene quando sia arrivata, sono solito registrare le idee musicali che mi vengono in mente e di elaborarle successivamente. Avrò pensato sicuramente che si trattava di un'idea musicale forte e l'ho voluta legare a un'altra idea di argomento altrettanto forte eppure stridente.
Arvenige, oltre che essere un'ottima interprete, è mia cugina ed è anche molto giovane. Queste caratteristiche hanno reso possibile la nostra collaborazione. Lei cercava un'occasione per aprirsi al mondo dell'interpretazione musicale ed io cercavo un'interprete con una voce giovane e fresca che riuscisse a rendere in maniera efficace la canzone. Il resto si ascolta con Follow my leader!
Il contrasto fra base e testo è quasi spiazzante, è un gioco che fai spesso o è più una sperimentazione nuova? Mi capita spesso di abbinare testi forti a basi musicali più fresche e ballabili ma in realtà, forse, devo dire che mi capita spesso di parlare semplicemente di argomenti forti o comunque non troppo consueti. In generale, tempo fa mi ero ripromesso di non sacrificare i miei bisogni artistici parlando di argomenti che sento meno personali. Sento sempre il bisogno di raccontare le esperienze che vivo sia in rapporto con le mie emozioni, sia con il mondo esteriore, quindi spesso mi succede di volere trattare di temi legati alla politica, all'ecologia e al rapporto che abbiamo con essa, alle emozioni meno accettate socialmente come tristezza o bisogno di piangere. Credo che accostare tematiche di questo tipo a musica più uptempo sia un buon modo per parlare di argomenti quasi tabù senza la pesantezza che si portano dietro ma anche senza la pretesa di trattarli come fossero una dissertazione filosofica.
"Come to me You know that I’m falling apart, Come to me You know that we'll join the stars"
Usi sempre la lingua inglese o hai provato a scrivere anche in italiano? Pensi che l'inglese abbia "una marcia in più" nelle canzoni? Mi è sempre piaciuto molto scrivere in inglese forse perché mi è sempre parsa una lingua più distante e meno accessibile da chi mi circonda, per cui riuscivo ad esprimermi più apertamente. Ho sempre pensato che l'italiano medio che ascolta una canzone in inglese, per prima cosa si sofferma sulla musica e poi se succede, approfondisce il testo. Io personalmente l'ho sempre vissuta così, e immagino che valga come regola generale soprattutto se non si ha una buona padronanza della lingua straniera. Scrivo molto anche in italiano ma di solito tratto argomenti più ironici e irriverenti, al limite del sarcastico. Solo negli ultimi anni ho usato l'italiano anche per argomenti meno goliardici e più introspettivi. Oggi, la scelta di scrivere in inglese o in italiano forse è dettata da prospettive diverse. Mi sento molto più libero di parlare anche in italiano, e al contrario l'inglese vorrebbe dire potere esplorare un mercato internazionale infinitamente più grande ed estremamente più competitivo di quello nostrano.
Vuoi trasmettere un messaggio in particolare con questo brano, magari semplicemente far capire che è "umano" avere certi pensieri? Non ho grosse pretese da Follow my leader come non ne ho per nessun progetto musicale, perché sono consapevole di come viviamo la musica e l'arte in genere, della forma canzone e del mondo discografico e consumistico, della frenesia dei nostri giorni e delle mille altre utili considerazioni che evito di snocciolare. Sicuramente l'aver trattato un tema del genere serve per fare capire che è umano pensare a questo tema, come a tutto ciò che il pensiero sa generare. Al di là della normalizzazione di pensieri del genere, penso che una qualsiasi esperienza artistica, come pure Follow my leader, sia molto stratificata, in termini di livelli di lettura, e ognuno può arrivare dove vuole, secondo le proprie capacità e soprattutto volontà. Per i più, giustamente, rimarrà una canzone orecchiabile che diverte e magari riesce a smuovere un po' il corpo, per altri sarà una canzone che tocca alcune corde e magari rimane indelebile nell'esperienza della propria vita. In entrambi i casi la mia canzone avrà avuto un senso e sarà valsa la pena di scriverla e farla ascoltare.
"Every time that I stay in bed Guess what comes to me: My regrets, Know I got you, Tell me about the sky"
Chi sono le tue fonti di ispirazione nel mondo della musica? Ascolto molta musica diversa e mi innamoro poche volte. Sicuramente nel pop più commerciale (come se ne esistesse di non commerciale) c'è Sia, Dua Lipa, Adele. Dal punto di vista di carattere, temi e forme Ditonellapiaga, Michele Bravi, Annalisa. Ma in realtà credo poco alle persone come progetto e molto di più alle canzoni come piccole istantanee dell'evoluzione di un artista.
Hai già in mente progetti futuri, magari nuove collaborazioni o altro? Sto già collaborando con altri artisti sia per il loro progetto personale che per il mio. Ho in mente di lavorare ancora in inglese, perché ho nel cassetto alcune canzoni molto promettenti che mi dispiacerebbe lasciare nel dimenticatoio (dove troviamo decine di altre canzoni che ho scritto). Mi piacerebbe passare a pubblicare anche progetti in italiano, soprattutto con cantanti più affermati, per cui ho composto appositamente alcune canzoni. Forse questa ipotesi è più remota, ma preferisco sognare in grande!
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