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Intervista con Edoardo Gastaldi

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 18 mag 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Intervista Edoardo Gastaldi, ci racconta il suo percorso artistico e del suo nuovo progetto musicale “Grandfathers”.



Ciao Edoardo, felici di ritrovarti, presentati brevemente ai lettori che ancora non ti conoscono.

Buongiorno a voi di Independent Radio. È un enorme piacere poter essere nuovamente in vostra compagnia.

Sono Edoardo Gastaldi, un giovane pianista ed aspirante compositore musicale.

Per anni ho studiato teoria musicale, solfeggio e pianoforte e dall’estate del 2021 ho iniziato a pubblicare i miei primi brani strumentali, grazie alla collaborazione, dapprima, di Lukasz Czarnecki e della sua etichetta discografica Film Vibes Records, quindi, di Patrizia Colombo e della sua etichetta discografica PaKo Music Records.

Le mie creazioni sono caratterizzate da sonorità Neoclassiche, New Age e/o Post-Rock.

Pensi di avere un difetto a livello artistico, se sì, quale pensi sia?

Moltissimi, altrimenti sarei il nuovo Bach!

Penso che l’arte esista essenzialmente per due motivi, anzi, per due tipologie di persone.

Dapprima, l’arte esiste ed è creata da - o per - chi crede ciecamente ed in maniera assoluta in qualcosa.

A conseguenza di ciò la musica, così come l’arte in senso ampio, è espressione della fede in una determinata credenza (non intesa solamente in senso religioso), ricerca di contatto, o assume anche il significato di un dono che si fa a qualcuno o per un certo motivo.

Seguendo questa linea di pensiero, ma capovolgendola e distruggendone le fondamenta, l’arte è anche creata da – e per – chi non ha qualcosa in cui credere, ma tuttavia lo necessita.

L’arte diviene espressione, se non essa stessa creazione vera e propria o modellamento, di correnti di pensiero nuove.

Ecco che vi era chi compone per raggiungere il divino, chi dipinge per elogiare la Natura, e chi scrive nel tentativo di trovare delle nuove fondamenta e certezze.

L’arte ad ogni modo, indipendentemente dai motivi che la muovono e la alimentano, è semplice espressione. Così come lo è parlare o scrivere.

E siccome tutte le forme di espressione sono in continua evoluzione, in un equilibrio perennemente instabile e mutevole, così lo è l’arte.

‘Difetto’, inteso come mancanza, debolezza, non-perfezione, possibilità di modifica o miglioramento, diviene una condizione essenziale per l’Arte stessa.

Descrivi la tua musica con una sola parola.

Autentica.

Potrei utilizzare una serie di altri termini, tuttavia, ciò che rimane costante in tutti i miei brani è solamente l’autenticità degli stessi, così come dei sentimenti e delle situazioni che mi portano a comporre.

Rinvio il concetto ad una fantastica citazione di un mio collega: ‘Il miglior modo di mantenere questa profondità è di essere al servizio della musica e mai permettere che la musica diventi al servizio dell’ego’ (Brugnera F.). Tu sei un musicista, compositore, sei anche molto giovane come ti sei avvicinato a questo genere, anziché al classico mondo della canzone?

Ad essere sincero, davvero sincero, non lo so.

Suppongo che in gran parte ciò sia avvenuto grazie all’ambiente favorevole creatosi negli anni all’interno della scuola di musica che ho frequentato. Ed un minimo anche per predisposizione personale. Ho ascoltato davvero tutti i generi musicali ma quelli della musica classica, o derivanti da essa, mi hanno sempre trasmesso qualcosa di speciale, un senso di elevazione.

Raccontaci del tuo nuovo progetto musicale “Grandfathers”.

“Grandfathers”, il primo brano che scrivo interamente al pianoforte, nasce dall’idea di voler donare ai miei nonni ciò che loro negli anni hanno donato a me: i ricordi, gli insegnamenti, i modi di pensare e di agire.

È un brano particolarmente personale, e rispetto alle composizioni precedenti è più difficile attribuirvi un significato generale.

Ad ogni modo, esternando il brano dalla personale e soggettiva situazione, si possono ampliare ed approfondire alcuni concetti.

Il significato più recondito fa in questo caso riferimento all’importanza della stratificazione, complessità e sensibilità della struttura sociale.

La natura della società e della civiltà è in gran parte determinata da ciò che viene trasmesso: da persona a persona, da classe sociale a classe sociale, da epoca ad epoca, da località a località. La sensibilità nella trasmissione, nella ricezione e nell’interpretazione di informazioni, conoscenze e tradizioni è il tessuto stesso della cultura.

Ed in ultima analisi, posso dire con una certa sicurezza che il passato è tale solo quando noi lo riceviamo. È importante ricordare tanto quanto agire, proseguire e portare avanti ciò che in passato hanno costruito le persone a noi care.

Ho ricercato, per questa composizione, sincerità e trasparenza.

Un ruolo fondamentale è stato svolto dall’ispirazione e dall’improvvisazione.

Cosa vorresti ottenere dal futuro?

Nulla. Per certi versi mi trovo già in situazioni, ambienti, contesti e conversazioni che solo qualche anno fa ammiravo intensamente e da lontano.

Sono sinceramente contento e soddisfatto di questo percorso e non so davvero cosa aspettarmi dal futuro.

Come vivi la situazione live? Essendo anche una categoria particolare, non è semplice.

Concordo sul fatto che non sia semplice.

Personalmente, non avendo mai approfondito il fattore ‘live’, i danni derivanti dalle difficoltà di esibirsi sono molto contenuti.

Come crei le tue composizioni? Da dove nasce l’ispirazione?

L’ispirazione è ciò che salva. È l’unica cosa che eleva. Ed è l’unico tassello della creazione artistica che mi è (ci è?) tuttora ignoto. Ciò che viene dopo è correzione, aggiustamenti tecnici, miglioramenti di qualità audio, contestualizzazione.

Ma la struttura primitiva del brano, le quattro o cinque note ed il relativo carattere ritmico (genericamente inteso, in merito ad una qualsiasi composizione), sono frutto di ispirazione istantanea. Non saprei definirne l’origine. E forse è meglio così, l’arte assume maggior fascino nel momento in cui vi è un certo carattere di mistero.

Descriviti con il titolo di una canzone “famosa” e se ti va spiegacelo.

‘Samskeyti’ (Untitled #3, Sigur Ros).

È un brano tanto semplice quanto toccante.

Per concludere, invita i nostri lettori a seguirti sulle piattaforme e sui tuoi canali social.

Ringrazio profondamente e calorosamente Independent Radio per avermi dedicato il loro spazio, e tempo.




BIOGRAFIA

Edoardo Gastaldi, classe 1998, inizia a studiare pianoforte nel 2015, presso l’associazione culturale musicale ‘Il Pentagramma’, di Fossò (VE)

Negli anni successivi, sempre all’interno della scuola, approfondisce diversi aspetti legati all’ambito, quali solfeggio, teoria musicale, intonazione, ritmica e cenni di armonia.

Nel corso degli studi, soprattutto grazie all’ambiente culturale favorevole creatosi, scopre e studia una grande varietà di compositori, da autori del 1600 (e.g. J. S. Bach, G. F. Händel) sino ad artisti contemporanei (e.g. Yann Tiersen, Ludovico Einaudi).

Parallelamente, dal 2016 inizia a sperimentare autonomamente la produzione musicale.

Per diversi anni (2016-2020) rimane confinato nel mondo della musica Dance-Elettronica, apportandovi qualche personale influenza, in particolare dal punto di vista dell’importanza del carattere melodico e della presenza costante di strumenti quali pianoforte, chitarra ed archi.

Arriva, nel 2020, ad un primo vero approccio alla composizione musicale, con l’intento di studiare ed iniziare a comporre vere e proprie colonne sonore, così come musica da camera.

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