Intervista Con Edoardo Gastaldi, Ci Presenta Il Suo Nuovo Singolo "Circulus Aeterni Motus"
- Redazione
- 5 mag 2023
- Tempo di lettura: 6 min
Due chiacchere con Edoardo Gastaldi, ci presenta il suo nuovo singolo "Circulus Aeterni Motus"

Ciao Edoardo. Bentornato. Ripresentati brevemente ai lettori.
Non è mai facile presentarsi. Penso che il miglior modo per conoscermi, e per conoscersi, vada al di là delle parole. A chi ha la possibilità di vedermi di persona, consiglio di concentrarsi sui miei sguardi e sui miei silenzi, o sul modo in cui sorrido quando sono in vostra presenza. Alle persone che non mi conoscono, consiglio di ascoltare la mia musica. Nella mia musica esprimo tutto ciò che sono e che non so di essere. Nella mia musica ritrovate i motivi per cui vivo, per cui progredisco, per cui scrivo.
Ad ogni modo, ecco una breve presentazione formale.
Sono Edoardo Gastaldi, un giovane (aspirante?) musicista ed (aspirante?) scienziato ed insegnante.
Scrivo musica per conto di molte etichette discografiche nazionali ed internazionali, tra cui la milanese ‘PaKo Music Records’, l’irlandese ‘Film Vibes Records’, l’inglese ‘NOOX Records’, la canadese ‘Imaginary North’, e la franco-svizzera ‘Mare Nostrum’.
La mia musica è essenzialmente strumentale, un bilanciato equilibrio di pianoforte e sonorità d’ambiente, pad, archi e sintetizzatori. La mia musica dovrebbe rallentare l’ascoltatore abbastanza da fargli comprendere che ciò che ha ora è sufficiente. Non esiste un prima o un dopo se non il momento che abbiamo adesso. E renderlo poesia o perderlo è solamente una nostra scelta.
È possibile ascoltare i miei brani su tutte le piattaforme digitali (YouTube, Spotify, Amazon Music etc.) semplicemente digitando “Edoardo Gastaldi”.
È talvolta possibile ascoltarmi dal vivo, in sessioni private ed intime. Un’idea nata da poco, che spero con tutto il cuore di riuscire a portare avanti.
Che differenze ci sono tra le tue prime composizioni e queste ultime?
Sinceramente, non credo ce ne siano molte. Il significato intrinseco dei miei brani è vario, ma profondo sempre allo stesso modo. Anche la tipologia stilistica è sempre la stessa, legata ai generi Ambient e Solo Piano.
Forse l’unica differenza deriva dal fatto che i miei primi brani erano tutti singoli (“Negative Entropy”, “Jóhann’s Flight”, “Grandfathers”…), mentre i più recenti sono piuttosto collaborazioni con artisti di portata nazionale ed internazionale (“Verità Sospese”, con Davide Fasiello, “NeoSeta”, con Raphael Beaudon, “Coelum Enim Hoc in Deo Consistit”, con Fabrizio Brugnera…).
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Mi ritengo estremamente fortunato nel poter dire che ho molti progetti in fase di elaborazione. Alcuni di questi consistono in musiche estremamente profonde e significative, che dedicherò a persone che amo, create grazie alla collaborazione di artisti del calibro di Fred Gump, Le Code, Ostel, Imagine the Sea…
Inoltre, altri prospetti consistono in due singoli a cui sto lavorando e che verranno pubblicati nel corso del 2023, il primo tramite l’etichetta discografica milanese ‘PaKo Music Records’ mentre il secondo tramite una Compilation internazionale di musica al pianoforte legata al progetto ‘Contemporary Classical Collective’, di Roger Evernden.
Parlaci del tuo nuovo singolo "Circulus Aeterni Motus", com’è nato?
“Circulus Aeterni Motus” è forse uno dei miei brani più astratti che io abbia scritto sino ad ora. È psichedelico a tratti, etereo, sfuggente…
Parla dell’enigma del tempo e della vita; dei ricorrenti concetti di linearità e circolarità che emergono nella fisica, nella società, nelle relazioni, nel pensiero dell’uomo, nella natura.
È un brano molto complesso che talvolta fatico personalmente io a descrivere. Un buon modo per interpretarlo è ascoltarlo – nulla di più facile!
Musicalmente consiste in una peculiare interazione di molte sonorità quali viole, pad, sintetizzatori, registrazioni di suoni naturali, bassi elettrici. Questi suoni sono in una lenta e costante evoluzione che perdura per tutto il decorso del brano.
Descrivi il tuo ultimo singolo con 3 parole (sii critico se vuoi)
Sperimentale, tetro, evocativo.
Quali sono i tuoi pregi a livello musicale?
Credo che i miei pregi a livello musicale derivino da complementari lacune che mi caratterizzano a livello personale e relazionale.
Essenzialmente, per quel che ho potuto capire di me stesso, vi sono due motivi per cui scrivo musica.
Il primo, è legato al fatto che ho costantemente paura di perdere le persone che amo, di deluderle; ho il timore di non essere mai abbastanza.
La musica mi aiuta ad afferrare delle idee, delle situazioni, dei sentimenti… delle persone. Mi aiuta a fermarle dal tempo che scorre, ed a renderle eterne.
Di modo tale che se dovessi perderle o se dovesse accadermi qualcosa, loro avrebbero un ricordo indelebile di me.
Potrebbero ricordarsi in ogni momento del bene che gli ho voluto e del modo in cui le ho amate, ascoltando la musica che ho a loro dedicato. Forse sorriderebbero.
E la separazione, dunque, risulterebbe solamente una illusione. Poiché la possibilità di distaccarci da persone e luoghi esiste, tuttavia qualcosa rimane in noi, qualcosa ci cambia e ci trasforma anche dopo che i contesti sono terminati. È forse questo legame silenzioso, latente, che direziona le nostre decisioni e ci rende costantemente legati agli altri esseri umani.
Questo concetto è ripreso da un bellissimo discorso che un giorno mi fece un collega di nome Oleg.
In quest’ottica, anche se a volte possiamo sentirci abbandonati, vuoti, o distanti da qualcuno, Walt Whitman ricorda “Niente è mai veramente perduto. Nessuna nascita, forma, identità – nessun oggetto del mondo. Nessuna vita, nessuna forza, nessuna cosa visibile.”
Giungo dunque al secondo motivo per cui scrivo musica: la consapevolezza dell’impermanenza.
In questo caso, la causa prima ed ultima della mia musica è la consapevolezza del fatto che le cose finiscono, l’impermanenza è impressa in ogni oggetto e scorre imperterrita in ogni istante, in ogni tratteggio, in ogni sorriso, in ogni storia.
La mia idea di musica qui si pone in fermo contrasto rispetto a questa consapevolezza. In tutto il caos, il grigio e l’effimerità, io ricerco sguardi, vite, colori, valori, luoghi, legami da innalzare e rendere eterni.
Elevo le quotidianità ed esaspero i gesti, concettualizzo in un tempo sospeso ed infinito quelle verità che vedo negli occhi delle persone quando mi guardano.
La mia musica rappresenta gli eventi più vari, da quelli più semplici a quelli più complessi. Gli ultimi sguardi che ho scambiato con i miei cari (“Grandfathers”), i discorsi, il tempo, ed i quadrifogli che mi ha regalato una persona (“Quadrifogli”), le lacrime che ho versato per le persone che ho perso o che si sono allontanate (“Jóhann’s Flight”, più altri inediti), le margherite che un angelo aveva tra i capelli in un pomeriggio estivo (inedito), la ricerca delle risposte, di Dio, del cielo (“Coelum Enim Hoc in Deo Consistit). Rappresenta il ritrovarsi in maniera insperata ed inattesa (“Verità Sospese”), il paradosso del tempo (“Negative Entropy”, “Circulus Aeterni Motus”, più altri inediti), la malinconia positiva (“Nothing Disappears”), il ricordo del nostro passato (inedito)…
Tornando alla domanda iniziale, “Quali sono i tuoi pregi in ambito musicale?”: suppongo la costante urgenza di creare brani sempre più profondi e significativi, che tocchino sia l’abisso che il cielo, che rendano ogni persona che conosco il motivo per cui vivo.
Lasceresti l’Italia per vivere un’esperienza musicale all’estero?
Sì, lo farei.
Se non fossi un musicista saresti?
Se non fossi un musicista, o se non fossi ciò che sono ed in generale avessi un foglio vuoto di fronte a me, dedicherei la mia intera vita alle persone che amo. Perciò, sarei solamente un tramite… piuttosto che qualcuno. Sarei un mezzo affinché gli altri possano raggiungere la felicità.
In realtà già mi capitano momenti in cui mi affeziono particolarmente ad una persona piuttosto che ad un’altra, e dedico settimane della mia vita all’offrirle le migliori prospettive possibili, quasi annichilendo tutto il resto, e con esso anche me stesso.
È una sensazione indescrivibile, è come scrivere musica. Mi immergo in qualcosa o in qualcuno; poi qualcosa cambia in me, e poi riemergo. Riemergendo, scrivo. Da ciò nasce la mia musica.
Mentre le altre persone vivono la loro vita, hanno le loro relazioni, conquiste, battaglie, vittorie, io scrivo di loro. Io scrivo di loro, e questo è il cuore della mia musica.
Ho compreso che una delle cose che più mi rende felice è vedere gli altri felici, ed il sapere che parte di quella felicità dipende da me.
Spero che negli occhi delle persone che incontro io possa un giorno vedere l’eternità, ed in essa il riflesso di me stesso.
Saluta i nostri lettori e dedicagli una canzone che ti rappresenta.
Grazie, a chi dedica anche solo un piccolo frammento della sua vita a leggere di me, ad ascoltare la mia musica o a scambiare qualche parola di persona. Non è mai scontato, e non è banale. Molte persone mi dicono che esagero con i complimenti, ma io ripeto sempre che tutto ciò che dico è vero, e che lo è per me. Un singolo istante della vostra vita dedicato a me è una preziosa dedica d’amore e di altruismo. Ogni momento ed ogni azione può essere resa poesia, può essere trovato un senso più profondo in ogni situazione ed in ogni sguardo.
Un brano che mi rappresenta potrebbe essere “Love in the Void”, di Hammock.
È un brano che parla della capacità di «amare nel vuoto». Parla della ricerca di un qualcosa che irrompe in mezzo all’insensatezza ed alla non significatività delle apparenze e della vita. Questa cosa che irrompe può essere amore, può essere un gesto casuale di gentilezza, o musica.
Spero che la mia musica possa trasmettere questo tipo di sentimento - spero possa essere quella cosa che permane e che dà significato alle vite delle persone.
Grazie per lo spazio dedicatomi in questa intervista.
CANALI SOCIAL ARTISTA
Label PaKo Music Records
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