"Il mio nuovo singolo su Spotify", Benna ce lo racconta
- KYA
- 29 giu 2023
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 22 mar 2024
Ecco l'intervista completa all'artista in occasione del suo ultimo singolo, in collaborazione con Mirino. Lo trovate in radio (e ovviamente su Spotify!) dal 5 giugno 2023

MA PRIMA...
Ecco qualche info sull'artista e sul singolo:
Benna, all'anagrafe Marco Benati, è nato a Carpi (MO) nel 1981. Fin da giovane è stato membro di varie band, spaziando tra diversi generi, mentre dal 2016 si è messo in proprio e cerca di unire cantautorato e rap nelle sue canzoni. In questa nuova fase del suo percorso artistico, Benna ha dato il via anche a svariate collaborazioni; in particolare, nel 2019 ha iniziato a collaborare con Mirino, che ora si occupa di tutte le sue produzioni, e anche con Nicholas Manfredini, che segue da vicino la produzione dei pezzi in studio. "Il mio nuovo singolo su Spotify" è la sua ultima canzone e, anche se a primo impatto forse non verrebbe in mente, parla di una storia d'amore... lascio la parola all'artista, così ve la racconta lui, buona lettura da Kya!
Ciao Benna, iniziamo! Il titolo del brano è decisamente curioso: è nato per primo oppure durante la realizzazione?
Ciao! Allora, diciamo che il titolo è la conseguenza del concetto espresso nella canzone. Alla base di tutto c’è che, quando io ero giovane, il venerdì era, per tacito accordo, il giorno per uscire con gli amici. Questa convenzione non mi è mai piaciuta e allora ho pensato di esprimerla in una canzone, in cui sostanzialmente dico che questa persona mi piace così tanto che ci voglio uscire insieme di venerdì. La conseguenza è stata abbinare questa cosa con l’altrettanto stupida convenzione di far uscire le canzoni nuove il venerdì, semplicemente per il venerdì a mezzanotte si aggiornano gli algoritmi di Spotify. È una dichiarazione d’intenti moderna. Da qui poi ho sviluppato tutta questa storia, che non è la mia, è il racconto di un sentimento, immaginato nel modo più popolare possibile, su una spiaggia della Romagna.
La canzone sembra iniziare come una presentazione, quasi come se ci fosse un dialogo con l'altra persona, è stato impulsivo iniziare così o si basa su una scelta più ragionata?
Devo iniziare con una precisazione: nella mia vita ho sempre scritto tantissimo, ma sempre poco d’amore. Penso sia arrivato il momento di farlo, perché più ci circondano d’odio e più l’antidoto è l’amore. Il primo passo per parlare d’amore, a mio avviso, è per forza quello dell’attrazione, della paura di stringere un legame, di approcciare una persona sconosciuta. E quindi “ehi, ciao, partiamo con due birre” è il modo più semplice, più spartano, con un contorno di timidezza che ci possa essere. È anche il modo più naturale e io non ho alcuna intenzione di descrivere amori faraonici, ma voglio parlare di quello che viviamo tutti nelle relazioni.
Inoltre posso dire una cosa, che vale per tutte le mie canzoni: non esiste nemmeno una parola che non sia ponderata. La scrittura è “la mia cosa” e le devo rispetto. Ci sono testi più leggeri, altri più increspati, ma non ci sarà mai una canzone in cui il testo non sia in primo piano.
"Tu pazienta e completami Che se ti concentri, si In un abbraccio siamo cerchi concentrici"
Più avanti, sempre nella parte iniziale, fai riferimento a un certo "periodo". È solo un accenno, ma non dà comunque l'immagine spensierata che aleggia nel resto del brano. Ti riferisci a una fase precisa della tua vita o è più uno stato d'animo che ti prende a volte?
Dicevo appunto che non esiste parola che non abbia un suo peso specifico nelle mie canzoni, questo ne è l’esempio perfetto. “mi rifugio in una frase che nemmeno capisco, magari è solo un periodo” è un gioco di parole, il mio preferito all’interno del brano. Intanto, quando succede qualcosa, quando devo esprimere qualcosa, io mi rifugio nella scrittura, a volte in qualcosa che so benissimo gli altri non capiranno. E magari è solo un “periodo”, dove periodo è in realtà il sinonimo di “frase”. Parafrasando l’intero concetto, c’è l’ammissione che a volte mi chiudo dietro ad una frase, scervellandomi sul significato di questa, quando in realtà, magari, è solo e soltanto una frase che doveva uscire in quel momento.
Nel testo fai riferimento al venerdì, giorno in cui sono solite uscire le novità discografiche: dietro c'è dell'altro, qualche "venerdì" particolare magari, o è usato solo per mantenere il parallelismo?
Abbiamo già parlato di questa coincidenza dei venerdì, di questa usanza abbastanza cinica e molto poco romantica, come se fossimo una tribù. Questa necessità di uniformarsi, nella musica così come nelle relazioni. Il bisogno di conformarci al fine di migliorare l’algoritmo della nostra vita, senza peraltro riuscirci.
Spesso ci ritroviamo ad inseguire un tempismo perfetto, dei comportamenti che potrebbero anche renderci migliori agli occhi degli altri, mentre nel frattempo ci consumiamo nel fuoco che abbiamo dentro e che tentiamo di reprimere.
Ci confrontiamo troppo con gli ideali, con le verità imposte, ma sempre troppo poco con gli istinti. Siamo bestie che cercano di studiare matematica. Succede a noi con la musica, ma spesso succede anche nelle relazioni. E io sono contento di essere una bestia, la voglio liberare ogni volta che mi è possibile.
"Io ti voglio incastonare in questo mare Una canzone che si lasci anche stonare"
Su cosa si basa la scelta della copertina?
La cover del pezzo si basa sulla frase “tu sei come Cesenatico a metà novembre, l’eterno fascino di spiagge deserte” e sul contrasto che regna sovrano per tutta la canzone. Ci sono i pattini, che nella canzone utilizzo come simbolo della capacità di una persona di muoversi elegantemente tra i demoni dell’altra, di ballare dove l’altra persona non riesce nemmeno a reggersi in piedi. Ho sempre subito il fascino delle spiagge in inverno, perché sono il posto perfetto dove perdersi dentro se stessi. C’è un silenzio irreale, come se la spiaggia stessa stesse riposando dopo e prima i caotici mesi estivi. La spiaggia in inverno per me è sincera, un posto in cui non è possibile mentirsi. Ed è così anche nell’amore, arriva sempre un momento in cui non ci si può mentire, non si può essere altri che se stessi.
Si può fare qualche spoilerino dei prossimi progetti, magari dei "nuovi singoli su Spotify"? :)
Posso solo dire che negli ultimi 5 anni ho pubblicato 5 dischi, scritto per altri, fatto qualche collaborazione. In 5 anni ho pubblicato più di 80 canzoni, seguito progetti a medio lungo termine. Ora voglio pensare a me. Far uscire canzoni, farlo di frequente, non pensare agli algoritmi. Pensare solo all’emozione e all’ansia bella che mi pervade i giorni prima dell’uscita di una nuova canzone. Se fai un disco, quell’emozione la provi una volta per 10 canzoni. Io invece voglio provarla 10 volte. Quindi usciranno tante canzoni, con un ritmo cadenzato, come una canzone Reggae. Cito Guccini: “ho tante cose ancora da raccontare, per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto”. Si può dire culo? 😊
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