Intervista Con Gli Hollow Echoes Ci Presentano L’omonimo EP D’esordio
- Redazione
- 8 giu 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Il 24 maggio è uscito l'omonimo EP degli Hollow Echoes, disponibile su tutti i digital store. L'EP è composto da quattro brani di cui uno già pubblicato come singolo in aprile, "Your smell was the drug". Il brano nel giro di pochissime settimane ha raggiunto 15k streams su Spotify e altrettante views su Youtube.

E' uscito il vostro primo EP, volete illustrarci come è nato Da una raccolta di brani che avevamo selezionato, fra le nostre canzoni originali. Una semplice finestra, uno spiraglio, sulla nostra musica. Poi abbiamo notato delle affinità fra i brani, musicali e filosofiche, se così si può dire. Ma non era stato fatto di proposito. Come avete scelto il vostro primo singolo? Anche qui totalmente random! L'idea era di fare di If You Are Kronos il nostro singolo, ma alla fine tutti ci siamo convinti delle potenzialità di Your Smell Was The Drug, per i suoni moderni, le parti un po' più catchy e quel ritornello a suo modo melodico. Come vi siete formati? Ci siamo formati nell'autunno dell'anno scorso, tramite un mix di conoscenze reciproche passate (Walter e Luigi, Walter e Martina) e un po' di passaparola per quelle nuove (Francesco Stefanelli e Francesco Schiavone). Siamo entrati in sala prove, un po' di jam e un po' di bozze di quelli che sarebbero stati i brani del nostro EP, e abbiamo deciso di formare una band, che a quel tempo era ancora senza nome. Chi scrive la maggior parte dei testi? I testi sono di Walter, che li cura con Martina. Sono tutti in inglese, ma non escludiamo di fare qualcosa in italiano, per sperimentare un po'. Progetti futuri? Continuare a scrivere musica, suonare il più possibile in giro, lasciarci contaminare e ispirare da qualsiasi forma d'arte e sviluppare sempre di più il sound personale che abbiamo. Un sogno nel cassetto? Un tour europeo, e collaborare con gente che ci ispira in qualche altra canzone.
TRACK BY TRACK
Your Smell Was The Drug
L'inizio è descrittivo, soffuso, a metà fra un brano elettronico ed uno post-grunge, e sfocia pian piano in un'apertura più aggressiva che coincide con una presa di coscienza: quell'odore è come droga. I bassi la fanno da padrone, a simboleggiare la parte più istintiva e primordiale in quest'inizio, quella sensuale. Man mano che entrano le chitarre il brano si apre, diventando sempre più aggressivo, sfociando in un riff di chitarra dissonante. Qui la voce diviene quasi metallica, tirando le somme ed esplicitando la voglia di voltare pagina. Alla fine il brano si chiude con un refrain dove protagonisti sono chitarra e synth, oltre alle voci nella testa che dicono di volersi liberare del suo odore.
Counting The Days
Un vibrafono è l'inizio di una sorta di trip che rassomiglia al campanello di una casa un po' vecchiotta. Un trip per la noia indotta dall'isolamento, o dalla paranoia. Il campanello viene interrotto dalle note staccate, ripetute ossessivamente, creando immediatamente un contrasto.
Il risultato è un 4/4 stortissimo quasi prog metal con basso, chitarra e batteria all'unisono in cui il vibrafono dissonante continua la sua cantilena.
Una dicotomia fra la quiete e la tempesta. Nessun numero è casuale, la struttura dell'intera strofa e delle ripetizioni ha il numero 3 come misura fondamentale (gli stacchi degli strumenti son 3 volte, e ogni giro è composto da 3 battute).
Questo per due motivi: il primo risiede nelll'unicità di quella situazione. Viene riflessa in musica con strutture diverse dal solito 4, assau più comune nella maggior parte delle canzoni.Il secondo è perchè il lockdown è stato a marzo, che è il terzo mese dell'anno. Il brano va avanti fra echi di musica elettronica, atmosfere dark ed una parte centrale orchestrale, culminando in duetto fra un assolo di synth che pare urlare ed uno di chitarra quasi fusion. La fine è speranzosamente ambigua.
So Many Hours
Il brano più vecchio, a detta della band. Ispirato all'opera teatrale "Aspettando Godot", il testo fa emergere un senso di apatia totalizzante. Tutto è fermo, e muoversi o agitarsi sembrano azioni vacue, che non portano a nulla. Ancora, temi centrali sono la paura dello scorrere del tempo senza riuscire a goderselo, il crogiolarsi nel nichilismo, e la noia, acerrima nemica: la paura di annoiarsi, nell'individualità cieca del mondo moderno. Nostra e degli altri. Nessuno va, nessuno viene, non succede niente - Per usare le parole di Samuel Beckett.
Musicalmente il brano è un mix di musica elettronica, rock e persino trap, con delle interessantissime chitarre usate spesso in maniera percussiva e sperimentale. Da segnalare anche la linea di basso: cupa e carica di groove, traina tutto il pezzo.
If You Are Kronos (You Suck Young Blood)
Questo brano si rifà al dipinto di Goya "Saturno che divora i suoi figli". Il brano ha tre livelli di lettura. Il primo è il più semplice.
Kronos (o Crono, o Saturno) è il titano del Tempo (fra le altre cose). Quindi il brano rappresenta la paura del tempo, visto come un fagocitatore di attimi, indifferente alla sorte degli esseri viventi che avvizziscono di giorno in giorno, mentre siede sul suo trono. E magari non sapendone nemmeno il perchè, in fondo, annegando esso stesso in un mare di insensatezza. A fare da contrapposizione a quest'immagine è la resistenza, personale o collettiva. Quindi far mangiare la pietra al tempo è non avere rimpianti, l'invito a godersi ogni attimo. Carpe Diem, in due parole.
Il secondo livello di lettura è "semplicemente" la riproposizione dell'avvenimento presente nella mitologia greca. Crono ha paura che uno dei suoi figli lo spodesti, quindi comincia a mangiarli uno ad uno, fino a quando non fallisce nel suo intento mangiando, per l'appunto, una pietra al posto di Zeus. E venendo poi sconfitto e spodestato da egli stesso.
Il terzo livello di lettura è più personale: il rapporto conflittuale con la figura paterna. Musicalmente il brano è una sorta di valzer sperimentale che ha due protagonisti, mai resi espliciti. Ogni protagonista ha il suo punto di vista sulla vicenda. La cantante modula la sua voce sulla base dei due personaggi: quando ha un tono più intimo e riflessivo è Zeus, quando è aggressivo e magniloquente rappresenta Crono. La musica suona epica, arricchita da paesaggi sonori foschi, archi decadenti e poliritmie nevrotiche, fino all'epilogo in cui Crono mangia la pietra. La descrizione musicale è affidata alle sole voci a cappella, che s'intrecciano fra loro disegnando una particolarissima armonia.

Biografia
Gli Hollow Echoes fanno la loro comparsa in questo piano astrale senza una ragione benprecisa, come l'evoluzione: un po' frutto del caso, un po' adattamento di caratteri nelle specie.
Creati per assolvere una funzione terapeutica nella mente del chitarrista e polistrumentista Walter A. Lanotte, gli echi divengono reali dopo l'estate del 2021, dopo aver coinvolto la cantautrice Martina Farinola, il batterista Luigi Pascuccio, il tastierista e polistrumentista Francesco Stefanelli ed il bassista e chitarrista Francesco Schiavone.
Gli echi non hanno confini, quindi si propagano indisturbati fra chitarre moderne ed estetiche post-grunge. Tastiere che dipingono paesaggi sonori lontani e linee di basso nevrotiche, voci urlate e flebili sussurri, violini vittoriani e percussioni elettroniche. Questi sono gli Hollow Echoes.
Il debutto della band avviene a novembre 2021 con il loro primo concerto che riceve subito tantissimi feedback positivi. L'8 aprile gli Hollow Echoes pubblicano il loro primo singolo "Your smell was the drug" che nel giro di pochissimo tempo raggiunge i 15k streams. Il brano anticipa l'uscita del loro omonimo EP "Hollow Echoes" in uscita il 24 maggio.
Il disco viene registrato e prodotto fra lo studio Altrementi Sound ad Acquaviva e del Death Star Studio di Marco Fischetti a Cassano delle Murge.
La copertina è stata realizzata da Luana F. Belsito, conosciuta come wallypain su Instagram. Talentuosa graphic designer autrice di fumetti con oltre 11k follower, mentre il logo dall'altrettanto talentuosa Jasmine F. Mascoli.
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